Al Sud esportiamo intelligenze e importiamo burocrati

Al Sud esportiamo intelligenze e importiamo burocrati. Da quando la crisi internazionale ha toccato l’Italia, le diseguaglianze tra le due parti del Paese si sono accentuate. E mentre nel passato si creavano appositi ministeri e istituti finanziari, oggi si prende atto di una diversità cronica, quasi etno-antropologica, e si tira avanti. Come nelle colonie degli imperi europei di fine ‘800, al Sud si inviano commissari con mandati precisi: ridurre a burattini in scena gli eletti dal popolo e mettere sotto controllo i bilanci.

Il caso della Sicilia che da anni appalta a un esponente estraneo al territorio la gestione del suo bilancio con la prona accettazione dei media locali e della classe pseudo dirigente autoctona, la dice lunga.

La mortalità delle imprese in Sicilia supera la natalità. Le professioni autonome si inabissano per sopravvivere alla pressione fiscale e alla crisi riparando nella clandestinità e sfuggendo ai rilievi che infatti mostrano segni negativi a doppia cifra. In compenso aumentano, a cifre da stordimento, il tasso dei disoccupati, dei senza lavoro e dei mai entrati nel mondo del lavoro. Il sistema bancario tratta le imprese siciliane come vacche da sfiancare per eccesso di mungitura fino a farle morire o divenire sterili per sempre.

L’unico settore che prospera è la classe dorata, cioè la burocrazia. Per questa parte le risorse non mancano mai. Si perdono miliardi di euro di finanziamenti per insipienza, metodi errati e lungaggini burocratiche. Ma tutto questo non importa, i loro premi non saranno toccati e nessuno pagherà. La contrattualistica privata applicata alla dirigenza pubblica è unidirezionale: prevede aumenti di retribuzione, ma non restituisce le prodighe erogazioni con un maggiore impegno. Risultato: le opere pubbliche non si completano o non passano alla pubblica fruibilità, e a nessuno sarà presentato il conto.

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Se un burocrate o un politico va a fare la spesa con l’auto blu è imputabile per peculato. Se un burocrate o un politico lasciano per ignavia, interesse, strafottenza che un’opera pubblica completata non sia mai utilizzata e perda valore per milioni di euro a causa di saccheggiamenti e incuria, non accade nulla. Si bandirà dopo dieci anni un appalto per completare quello che il tempo e i vandali hanno distrutto e i responsabili continueranno nei loro tranquilli sogni al riparo da ogni crisi economica, da ogni chiamata di responsabilità. Solo se rubano o consentono ruberie sono perseguibili. Se invece provocano enormi danni erariali attraverso queste pratiche nulla accade. Anche i ceti benestanti oramai hanno uno o più figli in fuga verso l’Italia o l’Europa del Nord.

In viaggio per cogliere opportunità che a casa loro gli sono negate. In cammino per riconoscere alla loro vita una opportunità, invece della continua e umiliante ricerca di un’occupazione. Le cause? Un lungo elenco di vizi antichi e nuovi. La pigrizia, indolenza, svogliatezza e l’abulia della sua classe burocratica, indifferente al disastro sociale, sta corrodendo il tessuto civile di un intero popolo. Indifferente alle ciclopiche risorse sperperate. Indifferente al degrado. Invece di essere baluardo a difesa della legalità e per lo sviluppo, piegano le norme per mantenere o accrescere i privilegi.

La superbia della sua classe politica sempre pronta a gonfiare il petto per mostrare un valore i cui segni sono spesso incisi su vite altrui. Presenzialisti, urlanti o silenziosi, simpatici o antipatici si distinguono per l’alta considerazione di sé e il profondo disprezzo per gli altri. Spesso ricoprono posti di grande opportunità senza che questo si traduca in atti concreti o in fatti veri e solidi per la loro terra.

Così declina un popolo e una terra altrimenti bellissima. Così la sua immensa e ingorda testa politica, burocratica, parassitaria sta divorando il corpo sempre più esile che la sorregge. In attesa di un popolo Ercole che devi le limacciose acque della rassegnazione trasformandole in corrente tumultuosa che ripulisca in sol giorno l’immensa stalla siciliana.

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