
L’imponente partecipazione degli iscritti cinquestelle alle votazioni per l’avvio del governo Conte è una grande dimostrazione di partecipazione popolare.
L’iscritto, come il cittadino nelle elezioni politiche, non è solo un numero, ma un titolare di pieni diritti e di una pesante scheda elettronica capace di ribaltare quanto i vertici possano aver deciso.
Il radicamento dell’idea di democrazia diretta nel movimento è così solido da non temere il voto anche per quanto riguarda il cosiddetto recall, ovvero la sfiducia per il dirigente che non assolva al meglio il proprio mandato.
Altre forme di democrazia diretta vanno sperimentate, sia nella partecipazione alla vita interna dei partiti, sia attraverso formule di open democracy che si stanno sempre più affermando come modelli efficaci di partecipazione, come le citizens’ assembly, già affermatesi dentro e fuori i confini europei, cioè assemblee deliberative su tematiche di grande interesse pubblico, composte da comuni cittadini scelti per estrazione a sorte. Nuove forme di partecipazione democratica da affiancare alla democrazia rappresentativa per rafforzare il legame, in questi anni di grande e legittimo scontento purtroppo compromesso, tra politica e cittadini.
